“Ho deciso, si parte!”
Cosa mancava alla tua vita professionale quando hai deciso scegliere formazione EFT? Cosa ti ha spinto a iscriverti a uno dei nostri corsi?
Un modello chiaro puntuale e più efficace di quello che possedevo prima, per la terapia di coppia. Mancava anche una community ampia di cui sentirmi parte davvero e mancava lo slancio internazionale del mio lavoro. Per quanto non mi fossi negata supervisioni con supervisori stranieri e avessi cercato reti professionali internazionali, partecipando a congressi vari, l’EFT è una vera comunità internazionale che coinvolge gli iscritti anche in un forte spirito territoriale, grazie ai trainer nazionali, ai ruoli di helper e supervisori, ai formatori hold me tight, e al desiderio di partecipazione di molti che fanno parte della community.
Ciò che mi ha spinto a iscrivermi ai corsi è la voglia di diventare una terapeuta di copia più qualificata e di dare spazio a questa sfera almeno quanto ne ho dato alla mia formazione di terapeuta individuale .
“La notte prima di partire”
Cosa ti aspettavi dal corso? Come ti sei avvicinata all’incontro? Con quali pensieri e emozioni? Insomma, come hai dormito “la notte prima?”
È passato un po’ di tempo; ricordo di non aver capito subito quanto a fondo sarei andata nella questione, avevo conosciito sue johnson al convegno “sessualità e relazione” e ne ero rimasta troppo colpita per non iscrivermi almeno al corso base di un approccio da lei formulato.
Come hai dormito “la notte prima?”
Ero felice anche perchè sarebbe stato un momento di confronto con alcuni colleghi con cui condividiamo la gioia del long life learning, ero felice di incontrarli e di partecipare a qualcosa di innovativo nel nostro paese, ricchissimo di scuole di specializzazione ma con pochi modelli cosi puntuali per le coppie.ho dormito ma ero eccitata e curiosa, ricordo di aver ospitato a roma una collega e cara amica da fuori, compagna di esplorazioni professionali che come me aveva visto sue johnson e letto Love sense.
“Un incontro inaspettato”
C’è una cosa in particolare che ti ha colpito durante la formazione?
L’autosvelamento dei trainers, la presentazione del loro “panorama di attaccamento” e il concetto di “logica delle emozioni”.
In oltre, più di tutto , l’aspetto pratico-relazionale dellaformazione, dove ogni pezzo di teoria spiegato veniva immediatamente “collaudato” nelle interazioni/esercitazioni tra i partecipanti.
Fondamentale e forgiante l’uso delle riprese video per poter imparare da chi è più esperto di me e per mettermi in gioco, svelarmi, di fronte agli altri colleghi e crescere così molto di più e più in fretta, nel modello. Anche la chiarezza e il dettaglio degli stadi della terapia e dei “passi di tango “ sono fondamentali. Ho capito ben presto che un terapeuta EFT, quando si perde, ha sempre una mappa a cui appoggiarsi e questo, quando si lavora con l’emotività e la profondità umana, è impagabile.
“Ciò che resta del viaggio”
In cosa ti ha cambiato questa esperienza? Cosa sta portando in più nel tuo lavoro?
Sicuramente questa esperienza mi ha ammorbidita ma al tempo stesso più inquadrata nel mio essere terapeuta oggi, con le coppie e non solo. ormai indosso gli occhiali con le “lenti dell’attaccamento” anche in terapia individuale, e quando guardo un paziente mi faccio sempre più portatrice di una risposta quanto più congrua e strutturata a domande come “ci sei per me?”, “ha una logica davvero quello che provo?”, per le coppie “riusciremo a stare insieme senza annientarci a vicenda, rimanendo caldi nell’amore?”,“come?”.
Oggi come terapeuta di fronte allecoppie sono imperfetta, ma con un percorso che so come affrontare davanti a me, delle coordinate stabili e una speranza e sicurezza totalmente diverse, più vere, profonde, supportare da un modello, dalla ricerca scientifica, da supervisori e da una rete professionale rassicurante e motivante.
Quindi grazie, anche per queste domande che mi hanno regalato 15 minuti di riflessione su di me e su questo incontro così importante nella mia vita personale e professionale.