L’alleanza terapeutica è una parte fondamentale del trattamento di EFT.
È la base da cui partire per poter affrontare tutte le fasi del processo, del resto come possiamo aiutare qualcuno che si rivolge a noi in un forte momento di crisi e stress se non lo aiutiamo prima a fidarsi di noi per lasciarsi guidare attraverso questo percorso?
Nei momenti difficili, fin dai primissimi momenti critici, quando le persone iniziano ad aprirsi con noi sui loro bisogni e vissuti più intimi e spesso dolorosi non dobbiamo dimenticare che dobbiamo essere una sorta di ancora di sicurezza in quello che per loro è una tempesta di dolore e difficoltà emotive.
L’alleanza terapeutica è così importante che in realtà, anche se la sottolineiamo spesso soltanto all’inizio della fase 1, è qualcosa che attraversa tutto il percorso e che, come vedremo più avanti, andrà incontro forse anche a momenti di difficoltà e noi come “ancora di sicurezza” dobbiamo essere attenti a riconoscerli, fermarci in qualsiasi punto del percorso ci troviamo, tornare indietro e riparare per recuperare stabilità, assicurarci che la persona si senta nuovamente al sicuro con noi e ricominciare il percorso.
Una forte alleanza terapeutica quindi fornisce davvero una base sicura per la coppia (e per noi terapeuti) da cui poter partire per poter esplorare qualsiasi esperienza ci portino e aiutarli a raggiungersi e riconnettersi.
Ci sono almeno quattro elementi chiave per una sana alleanza terapeutica:
1. I partner sentono entrambi un legame caldo e di supporto con il terapeuta. (Banalmente anche il fatto di riceverli sempre con un sorriso, con la felicità e la curiosità di conoscere due nuove persone e il loro mondo e i loro vissuti). Come se il vostro sorriso e i vostri occhi dicessero “Sono così felice che siate qui con me”
2. Il non cercare la patologia o il giudizio, non siamo li per capire che disturbo abbiano o se ci sia qualcosa di sbagliato in loro, e questo deve essere un messaggio lanciato forte e chiaro fin dalla prima seduta. Anche noi abbiamo delle parti che non ci piacciono di noi stessi del resto, chi ci sta seduto di fronte sono semplicemente due persone che si sono perse e non sanno più come ritrovarsi e che hanno bisogno di noi e del nostro aiuto. Non c’è nessun cattivo fra di loro se non il ciclo disfunzionale (che a sua volta non è patologico).
Es: Pensiamo ad un caso di infedeltà; se anche noi vediamo il partner che ha tradito come “l’infedele” quel partner sicuramente non riuscirà a sentire l’alleanza terapeutica con noi e sarà automaticamente più difeso e restio ad aprirsi. Non si sentirà al sicuro e quindi perché mai dovrebbe affidarsi alla nostra guida? Alla lunga lavorando il EFT verrà naturale, anche dietro comportamenti così dolorosi da accettare per l’altro partner, vedere quanto probabilmente erano affamati di connessione, quanto il ciclo disf. li bloccasse e li tenesse separati e disperati da letteralmente costringere uno dei due o entrambi alla ricerca di qualcos’altro che desse loro conforto e contatto.
3. Entrambi i partner condividono gli stessi obiettivi del terapeuta e visualizzano il compiti presentati come utili e rilevanti.
4. Non essere sbilanciati, dedicare ad entrambi lo stesso spazio e la stessa attenzione e validazione. Se valido e sostengo un partner trovare almeno un aspetto su cui validare e sostenere anche l’altro.
Quindi l’alleanza non sta solo nel nostro sorriso o nelle tecniche ma letteralmente anche nella nostra mente e nel nostro cuore, e le persone sedute di fronte noi, disperatamente alla ricerca di aiuto, lo percepiranno, ne saranno confortate e riusciranno più facilmente ad affidarsi e attraversare anche i pezzi di strada più dolorosi.
Ecco alcune domande che può essere utile porsi nel valutare la qualità dell’alleanza:
• Sto fornendo lo spazio necessario ad ogni partner per parlare della sua esperienza?
• Quanto sono sintonizzato con ciascun partner?
• Quali emozioni mi vengono in mente quando penso alla coppia e ad ogni partner?
Quando invece si presentano alcuni problemi a livello del rapporto di alleanza terapeutica non è
sempre facile rilevarli. Tuttavia, questa può essere una buona mappa per identificare i possibili
indicatori di difficoltà:
• Perdere la prospettiva sistemica (ad es. patologizzare uno dei clienti, allineandosi con il “più
ragionevole” o il partner accessibile).
• Sviluppare sentimenti negativi verso uno o entrambi i partner (cioè, sentirsi frustrati,
arrabbiati, intimiditi ecc…).
• Avere difficoltà ad accedere alle emozioni primarie dei partner.
• Quando uno o entrambi i partner resistono o non rispondono anche ai primi interventi di base
di EFT.
• Quando uno o entrambi i partner sono eccessivamente spaventati e non sono disposti a
correre rischi emotivi. (es. rifiuto e chiusura totale anche con enactment molto semplici, e
successivi tentativi di esplorazione)
• Perdere il controllo della seduta o del ciclo o non riuscire a limitare un partner fortemente
loquace e incentrato solo su dettagli e contenuti pratici.
Quando sono presenti questi indicatori, la qualità di l’alleanza è la prima area da esaminare.
di Giulia Altera