Sue Johnson definisce i fondamenti teorici dell’EFT come “un tè a tre” tra Karl Rogers, John Bowlby e Salvador Minuchin.
L’Emotionally Focused Therapy consiste infatti in un modello integrato, il risultato di una condivisione esperienziale di questi tre grandi filoni teorici, clinici e di ricerca. Inoltre tale integrazione si intreccia anche con la Teoria delle emozioni e con l’utilizzo di una ricerca all’avanguardia riguardo alla neurobiologia e all’attaccamento. Si tratta infatti di un approccio bottom-up.
L’influenza di Salvador Minuchin: la visione sistemica
L’influenza di Salvador Minuchin riguarda la visione sistemica dell’ EFT.
Si tratta infatti di una terapia incentrata sull’intera relazione anziché sugli individui presi singolarmente.
Vengono effettuati anche interventi intrapsichici, ma l’intero lavoro è affrontato secondo la chiave di lettura dei vissuti interiori appartenenti a quella coppia intesa come sistema.
Salvador Minuchin è considerato il padre delle terapie sistemiche; Egli si concentra sui modelli di interazione e di rinforzo. La sua “Terapia strutturale della famiglia” attribuisce grande importanza all’influenza del contesto sociale secondo una prospettiva biopsicosociale. Questa intende la vita psichica come il risultato di influenze relazionali ed interpersonali molteplici. Al variare della struttura familiare corrisponderebbero anche modificazioni comportamentali e psichiche secondo una reciproca influenza tra i diversi livelli che determinano patterns funzionali o disfunzionali. In EFT anche il comportamento del terapeuta è considerato in quanto facente parte del contesto.
Dunque l’EFT ricava dall’approccio sistemico alcuni interventi sistemici strutturali e la visione relazionale.
L’influenza di John Bowlby : i fondamenti teorici dell’EFT e la teoria dell’attaccamento
A John Bowlby dobbiamo la scoperta della scienza dell’attaccamento, su cui poggia l’intero impianto teorico dell’Eft. Si tratta proprio delle lenti con cui vengono viste le emozioni.
La teoria dell’attaccamento si basa sull’assunto che ogni essere umano ha come istinto primario la ricerca di contatto e di connessione che sia fonte di conforto e sicurezza.
Un tempo si pensava che il legame di attaccamento riguardasse soltanto il legame tra la mamma e il bambino. Oggi sappiamo che esso riguarda anche l’amore romantico tra persone adulte dunque nel corso dell’intera esistenza dell’uomo, come afferma Bowlby “dalla culla alla tomba”.
I partner dunque agiscono volti a questo bisogno di connessione e i loro comportamenti sono il risultato dei loro modelli operativi interni frutto di attaccamenti sicuri o insicuri (ambivalenti, evitanti o disorganizzati) avuti nei primi anni di vita con il caregiver. La loro storia di attaccamento però è data anche dalle altre relazioni avute precedentemente e dalle posizioni ricoperte all’interno della coppia, specie quando queste raggiungono una fissità. Quando cioè un partner ricopre sempre il ruolo del partner ritirato (connesso all’attaccamento evitante) e l’altro i panni dell’inseguitore (attaccamento ansioso-ambivalente). La logica che muove i partner, anche con modalità disfunzionali è comunque la protesta o il congelamento di fronte alla disconnessione poiché i bisogni di attaccamento sono inscritti nei nostri dna di mammiferi.
L’influenza di Karl Rogers: la visione esperienziale e umanistica
Tra i fondamenti teorici dell’EFT spicca la dimensione esperienziale. Si tratta infatti di una terapia bottom up. Karl Rogers è il padre della terapia esperienziale a cui si collega l’importanza della componente empatica, la visione esperienziale e umanistica che apportò importanti innovazioni in diversi ambiti.
Essa si basa su un assunto molto caro al modello Eft secondo cui ogni persona gode di dignità, valore e capacità auto determinanti nonché di un’innata capacità di crescere se accettata ed eventualmente aiutata nell’attribuzione di senso. Un altro elemento che ritroviamo nell’EFT di cui abbiamo già parlato qui è la rimozione degli “etichettamenti”derivato dalla sua “Teoria della personalità”. Essa si basa sull’assunto che lo sviluppo, la maturazione e l’esplorazione umana debba essere concessa da condizioni favorevoli, prive di etichettamenti sterili e negativi.
Entrambi i modelli considerano le emozioni come un grande agente di cambiamento. Il tutto segue una visione ottimistica dell’uomo e una completa fiducia nelle risorse da esso possedute.
Grazie alla genialità di Sue Johnson e all’integrazione di questi fondamenti teorici possiamo oggi usufruire dell’efficacia e della ricchezza dell’Eft!
Dott. ssa Sara Foradini